LA FATTORIA DEGLI ANIMALI
Il grande capitale, per essere sicuro di vincere, scommette da sempre su entrambi i contendenti.
Lo fece con Napoleone Bonaparte e i suoi avversari, lo fa anche oggi con Russia e Cina.
Organizza di volta in volta una sorta di “Chicken run”, ovverosia una folle corsa in auto verso un burrone dove perde chi si ferma per primo, e in questo modo capisce qual è l’ospite più promettente da parassitare, ovvero quello più determinato a sacrificare tutto pur di vincere.
Il nuovo petrolio sono i dati, servono per vincere la sfida tecnologica più strategica, ovvero la corsa all’intelligenza artificiale.
Il futuro si baserà interamente sulle IA, pertanto chi riuscirà a sviluppare la tecnologia più evoluta, vincerà la partita.
Questa tecnologia non serve al popolo; serve in parte ai governi, ma serve soprattutto al grande capitale, alle élite, di cui i governi sono una semplice emanazione, lo strumento che trasforma i loro desiderata in atti concreti.
Il capitale sta finanziando il complesso militare-industriale USA e la Cina per fare in modo che nel più breve tempo possibile gli forniscano lo strumento più ambito, l’arma definitiva per assoggettare le masse.
Ovviamente, come da programma, entrambi i contendenti stanno correndo all’impazzata verso il burrone per paura di rimanere indietro rispetto all’avversario.
In realtà questa corsa ha un solo vincitore, chi l’ha organizzata.
In un mondo in cui meno dell’uno percento della popolazione possiede più del 90% delle ricchezze, serve il controllo, un controllo pervasivo, di massa. Occorre un sistema che ad ogni interazione impari qualcosa in più sull’utente, che ad ogni interazione lo spinga un po’ più in là, nella direzione voluta, in un processo perpetuo che si autoalimenta.
Più tempo si passa sulle macchine, più le macchine apprendono, producono dati, ci conoscono. E conoscendoci imparano le nostre debolezze e le consolidano, le usano per fare breccia nella nostra coscienza e modificare il nostro comportamento.
Credo sia superfluo fare esempi per dimostrare quanto ciò sia vero, soprattutto per quanto riguarda i giovani, ovvero gli unici soggetti della storia che sono stati attaccati alle macchine mungitrici di dati fin dalla tenera infanzia e che vi trascorrono la maggior quantità di tempo.
Le macchine cominciano a prosciugare l’essenza dei nostri figli fin dalla tenera età e nel contempo li condizionano alle regole dell’azienda e all’amore verso il fattore benevolo che le nutre.
La priorità quindi è fare in modo che gli individui restino attaccati alle macchine il più possibile; da qui l’esigenza di un dispositivo “portable”.
Il cellulare per ora adempie abbastanza bene al suo scopo; l’orologio va ancora meglio perché cattura anche i parametri biometrici, tipo il battito, e li relaziona ai contenuti che trasmette. Il chip sarebbe perfetto, per questo ci arriveremo, prima o poi, con le buone o con le cattive.
Queste informazioni sono oro e la loro estrazione (non a caso si parla di “data mining”) costituisce la moderna “Gold Rush”.
Come giustamente afferma Shoshana Zuboff nel suo imprescindibile “Il capitalismo della sorveglianza”, se il capitalismo del XX secolo si è sviluppato a discapito dell’ambiente, quello del XXI sfrutterà la natura umana.
Pertanto, se nel secolo scorso si allestivano allevamenti intensivi di animali da cortile per ricavarne prodotti, nel futuro, queste batterie saranno riempite di esseri umani.
Ce ne sono in abbondanza, forniscono la materia prima allo stesso modo in cui una gallina fa l’uovo, ma soprattutto, stanno imparando a stare al loro posto.
La fase che stiamo vivendo non è altro che un momento di accelerazione del processo di trasformazione delle società in aziende zootecniche: hanno imbrigliato le mandrie con le ridicole pezze in faccia; hanno aperto e chiuso i recinti a piacimento per mandare le bestie al pascolo; le hanno inoculate in massa come i polli in batteria; stanno sviluppando mangimi di sintesi per ingozzare i bovini a basso costo; hanno iniziato ad addestrare i piccoli a marciare in fila, per quando giungerà il momento del macello in qualche guerra.
E le fattorie dove sono?
Già esistono, le stanno soltanto ammodernando per adeguarle ai nuovi standard produttivi. Le macchine mungitrici sono già attaccate a ciascun animale, manca soltanto l’adeguamento delle infrastrutture al nuovo flusso di merci.
Il Green New Deal servirà per smontare la vecchia fattoria, quella che produceva gli ormai obsoleti prodotti e mettere in piedi la nuova filiera.
Chi vuole, può fin da ora dare un’occhiata alle aziende del futuro.
Come le smart city possono diventare il nostro peggiore incubo.
Segue…