HANNO DEFINITIVAMENTE GETTATO LE BASI PER LA CITTADINANZA A PUNTI
Se Macron fosse rieletto, stando a quanto dichiarato in un’intervista dal suo portavoce Gabriel Attal, il suo progetto sarebbe una ridefinizione del “contratto sociale”, mettendo i doveri davanti ai diritti (dei cittadini). Si legge testualmente: “Nel dopo Covid, si vuole arrivare ad una ridefinizione del contratto sociale, con i doveri prioritari sui diritti, dal rispetto dell’autorità alle prestazioni sociali”.
Il progetto politico di Macron equivale sostanzialmente ad instaurare in Francia il controllo sociale in stile cinese.
Come titola Le Monde (foto in area commenti), in Cina il credito sociale dei cittadini pone i doveri davanti ai diritti. Questo concetto accredita l’idea di un “capitale di punti”, concesso dallo stato al cittadino, che può essere aumentato o eroso. Una “controllocrazia” resa possibile grazie ad una serie di parametri stabiliti e all’intelligenza artificiale.
Proviamo a fare il seguente esercizio mentale. Eliminiamo per un momento dalla discussione sulla Certificazione Verde la questione sanitaria, e proviamo a guardare all’essenza del Certificato Verde come a un precedente in via di introduzione nell’amministrazione e nella giurisprudenza italiane (e non solo).
1. Cos’è il GP nel suo nucleo formale?
Il GP è un permesso ad accedere a forme primarie di vita sociale: il lavoro innanzitutto e poi treni, aerei, palestre, teatri, biblioteche, università, ecc. ecc.
2. In cosa trova legittimazione il GP?
Il GP trova fondamento nella determinazione di un “bene superiore”. Chi contribuisce a questo bene superiore – nei modi predefiniti per contribuirvi – ha titolo al GP, e con ciò all’accesso alle forme primarie di vita civile.
Siamo dunque di fronte ad un meccanismo che definisce una specie di cittadinanza sub iudice: se contribuisci al bene superiore sei un cittadino a pieno titolo, altrimenti no.
3. Chi è che decide qual è il “bene superiore”?
Semplice: il governo con il supporto dell’opinione pubblica.
4. Ma allora chi è che determina il governo?
Idealmente il voto popolare. Ma tecnicamente il voto può scegliere solo tra le opzioni disponibili, e oggi – e da qualche tempo – esse sono sostanzialmente intercambiabili. Sono intercambiabili perché per entrare nel novero delle opzioni parlamentari disponibili ciò di cui c’è primariamente bisogno è denaro, dunque le opzioni parlamentari disponibili finiscono per riflettere puramente e semplicemente gli interessi dei finanziatori, della “moneyed class”. Nelle democrazie occidentali possiamo votare più o meno solo tra varianti del P.U.N.: il Partito Unico Neoliberale.
5. E chi è che determina l’opinione pubblica?
Naturalmente il sistema mediatico, statale o privato. Quello statale dipende dal governo e dunque mediatamente dalla moneyed class. Quello privato è invece alle dirette dipendenze dei medesimi detentori di capitale.
6. Qual è dunque la catena di conferimento della legittimazione di un simile meccanismo sanzionatorio?
La moneyed class, attraverso le cinghie di trasmissione del governo e dell’opinione pubblica, può determinare unilateralmente di volta in volta cosa conta come “bene superiore”, e questo può essere tanto una presunta strategia di salute pubblica, che qualche altro nobilissimo intento come, per dire, la salvaguardia dell’ambiente, o l’avvenuto pagamento delle imposte dovute, o magari la lontananza da opinioni barbare e inaccettabili (inserire qui gli ‘-ismi’ sgraditi).
7. Quale è dunque lo scenario che si affaccia con la piena implementazione di tale meccanismo?
Una volta definito il “bene superiore” cui istanze particolari, diritti, libertà o volontà individuali possono essere subordinati, l’esistenza di un “permesso di cittadinanza per meritevoli” consente di escludere i “trasgressori” con un ‘clic’ in remoto dalla vita sociale e dalle fonti di sostentamento. Il mancato riconoscimento della validità della propria certificazione da parte di una banca dati governativa può istantaneamente ridurre chiunque alla più completa impotenza.
Non ci vuole molta fantasia per immaginare un “malfunzionamento ad hoc” di questa abilitazione alla cittadinanza, a titolo di benevolo ammonimento a tenere la retta via.
Ma non è necessario che si prendano queste strade oblique.
Una volta definito il “bene superiore” e un tale meccanismo sanzionatorio, la condanna per la violazione non prende l’accidentata ed inefficiente via di un tribunale, che accerti se effettivamente le condizioni di punibilità ci sono o meno. No, non è necessario, perché la punizione per via amministrativa telematica è immediata, massimamente efficiente, senza processi di sorta; e starà eventualmente al condannato cercar di provare la propria innocenza (se è in grado di farlo, una volta deprivato di reddito, mobilità, ecc.).
8. Quali difese rimarrebbero a chi fosse così colpito?
Sotto queste condizioni chi mai sarebbe nelle condizioni di mettere la mano sul fuoco per qualcun altro che venisse ‘obliterato’ dal sistema in questo modo, con l’accusa di aver trasgredito, violato o sabotato il “bene superiore”?
Le informazioni sul trasgressore le avrebbe per definizione la banca dati governativa, dunque se dicono che qualcosa non va, avranno le loro ragioni.
A fronte di una sanzione immediata, visti i tempi impossibili di un ricorso per via giudiziaria, a chi si potrebbe rivolgere il cittadino preso di mira?
All’opposizione parlamentare?
Ai giornali?
(Volevo aggiungere “ai sindacati?”, ma poi ho pensato che anche nella fantapolitica ci sono limiti di credibilità se non si vuole scadere nel grottesco).
Tratto da Kafka Reloaded di Andrea Zhok.